Dopo Firefox e Google, che hanno trovato una soluzione contro la pubblicità mirata, ora anche la Apple vuole più privacy per i suoi utenti.
La pubblicità mirata fa si che l’utente web non venga più bersagliato da mille messaggi inutili, ma da comunicazioni di suo interessa. Questo tipo di servizio ha però un punto a suo sfavore: per sapere gli interessa e le abitudini dei vari utenti infatti, le aziende hanno bisogno di varie informazioni che non possono essere fornite se non da un browser. A questo punto si è quindi privati della propria privacy : le aziende di marketing sanno dove sei, cosa cerchi, cosa hai cercato, e cercano di capire cosa cercherai. Possono tracciare un quadro preciso dell’utente, a cui insomma manca solo nome e cognome. Dati comunque non difficili da recuperare.
L’opzione “don’t track” di Mozilla F. 4, uscita a fine marzo, permette di non essere rintracciati grazie ad una comunicazione diretta browser/sito web. Chrome, da parte sua, ha proposto nel mese di gennaio, una funzione che elimina i cookies: delle righe di codice che permettono ai siti di spiare le attività dei visitatori. Anche Microsoft ha dichiarato a dicembre che nella versione di Internet Explorer 9 sarà inclusa un’opzione per limitare la trasmissione di dati personali attraverso una lista nella quale l’internauta può inserire tutti i siti dove si vuol navigare tranquillamente senza essere controllati.
E poteva la “Mela” essere da meno? Assolutamente no. Nella prossima versione di Safari infatti sarà incluso un sistema per prevenire questo “abuso” alla privacy. L‘utente indicherà quindi che la visita del sito non vuole essere rintracciata. Tuttavia i siti sono liberi di rifiutare la volontà dell’utente che non vuole essere rintracciato dagli inserzionisti online. Quando saremo quindi davvero tutelati?